Elenco grotte in rocce carsificabili - area geografica Sopraceneri - Val d'Antabia (8 cavità)


La Zebra (TI 169):

ingresso coordinate: GPS (2’681’275 1’138’716)

quota: 2047 m

sviluppo complessivo: 361 m, dislivello -35 m

comune: Cevio (Bignasco)

località: Piano delle Creste, Alpe d'Antabia.

Riferimenti bibliografici: Sergio Veri, Roberto Della Toffola, Enrico Zamboni e Sara Della Frera - Società Svizzera di Speleologia Sezione Ticino - Le grotte del Ticino XII: note abiologiche 8 - Bollettino STSN anno 2021 - Vol. 109, pagg. 169, 170.
Storia esplorativa: scoperta nel mese di giugno 2016 e prima esplorazione agosto 2016: Sergio Veri.
Descrizione, note: al Piano delle Creste il torrente Ri d'Antabia convoglia le acque provenienti dal versante nord del Pizzo Solögna (Laghetti d'Antabia), dal bacino di Fiorèra e in parte dal versante sud del Pizzo Mèdola (Pianascióm). Il fiume, alimentato dalle precipitazioni e dalla fusione delle nevi, attraversa una splendida prateria con percorso meandreggiante. Alla base di una cascata con doppio salto, nel punto in cui le acque incontrano una fascia di marmo, il torrente scompare improvvisamente negli oscuri abissi del regno sotterraneo. Ci troviamo di fronte a un'interessante rappresentazione di fiume ipogeo e di carsismo d'alta quota. L'ingresso della grotta (inghiottitoio principale) è ben nascosto dietro la bianca spuma del torrente-cascata. Si aggira a destra il corso d'acqua, si passa alle spalle della cascata, immediatamente a destra dopo un'ulteriore cascatella (bagno completo) si procede lungo un breve e spazioso ramo discendente con marmitte. In questo punto la volta della galleria presenta forte stillicidio e intenso ruscellamento. Dopo pochi metri si intercetta un'enorme frattura diretta WSW-ENE, il fiume ipogeo compie un salto verticale formando un pozzo-cascata di 7 m (per la discesa sono presenti due fix). Alla base la forza dell'acqua ha scavato uno stretto e profondo bacino perennemente allagato: cosiddetto "bicchiere". Seguendo la corrente tra grandi massi sconvolti dalla forza del fiume, si procede in lieve declivio per una decina di metri, si affronta una breve cascata e dopo una curva la grotta chiude tra ammassi rocciosi e fessure impercorribili. Durante le piene, il ramo principale riesce ad assorbire solo in parte la grande quantità d'acqua presente; il livello si alza repentinamente allagando nuove gallerie, ristabilendo così il collegamento idrico con i rami semi-attivi menzionati sotto. Verso nord è infatti possibile percorrere alcuni stretti cunicoli che presentano a tratti importanti forme di erosione incise nel purissimo marmo bianco. Tornando all'esterno 10 m a est della cascata, affrontato un saltino (inghiottitoio temporaneo), una stretta fessura, disostruita dal sottoscritto, dà accesso a un corridoio discendente (attenzione ai massi instabili!) che sfocia direttamente nella galleria principale attiva del fiume alla base del pozzo-cascata. Dopo le intense piogge tra il 28/30 agosto 2020 il passaggio risulta nuovamente ostruito. Sempre all'esterno nei pressi dell'imbocco sono presenti una galleria di una decina di metri che funge da inghiottitoio e verso NE ben celato dietro un masso un breve cunicolo fossile ascendente (condotto a pressione).
La risorgenza della grotta è situata alla base di una grande e liscia parete verticale a circa 150 m dagli inghiottitoi, viene raggiunta percorrendo verso NE una tipica "valle morta", vale a dire senza l'azione del corso d'acqua in superficie e colma di neve fino a tarda stagione. La sorgente, dalle gelide acque, è caratterizzata da un lago sifone sempre attivo lungo una quindicina di metri, di larghezza inferiore e di profondità variabile (da 0.5 m a 2 m circa).
L'ingresso dei rami-semi attivi è rappresentato da una modesta fenditura soffiante sensibile aria fredda. Subito dopo l'entrata si prosegue lungo brevi rami che si incrociano a vari livelli ad angolo retto. Il suolo presenta in molti tratti importanti depositi sabbiosi. Il fiume ha percorso le gallerie già in tempi antichissimi, le pareti ricche di forme incavate (scallops) e i canali di scorrimento testimoniano la forza esercitata dall'acqua in pressione. Splendide le grandi marmitte modellate nel marmo zebrato. Un cunicolo sempre più stretto diretto verso la parte attiva della grotta diventa presto impercorribile determinando la fine delle esplorazioni.
Percorribilità, valutazione tecnica: è possibile compiere la visita completa della grotta unicamente a partire da metà agosto e nel periodo autunnale, sempre in condizioni di scarse precipitazioni. Il percorso integrale della cavità prevede una muta per proteggersi dalle gelide acque e l'attrezzatura completa da speleologo.

Andamento: discendente

geologia: marmi dolomitici triassici della Zona del Téggiolo (Matasci et al. 2011).


La Lacrima:

ingressi coordinate: inghiottitoio GPS (2'681'094 1'138'477), risorgenza GPS (2'681'090 1'138'511)

quote: inghiottitoio 2116 m, risorgenza 2100 m

sviluppo complessivo: 35 m circa

comune: Cevio (Bignasco)

località: Piano delle Creste.
Storia esplorativa: prima esplorazione Sergio Veri ottobre 2016.
Descrizione, note: la risorgenza, sempre attiva, si trova al culmine di una ripida scogliera composta in gran parte da roccia marmorea. La lunga parete sovrasta il ripiano acquitrinoso del Piano delle Creste e sostiene i gradoni terrazzati di Cazzài in prossimità dei Laghetti d'Antabia. L'imbocco è raggiungibile dall'alto, da SW, con breve ed esposta discesa, è necessaria una corda da 15 m. La risorgenza, seminascosta da massi, include un primo breve tratto a destra (entrando) normalmente asciutto e un ruscello-sifone scomodamente percorribile per 7 m, bagno almeno parziale garantito. Sul fondo a destra vi sono due cunicoli arrotondati ascendenti, sembra ancora attivi in caso di piene, comunque troppo stretti per essere percorsi. Il ruscello uscendo dalla grotta scivola elegantemente lungo la verticale parete formando veli d'acqua e cascatelle. L'inghiottitoio è situato in una depressione (dolina) colma di grandi lastroni rocciosi. L'acqua scorrendo su roccia insolubile (gneiss) incrocia una fascia di marmo e scompare in profondità alla base di una cascatella. È possibile entrare dietro quest'ultima, infastiditi dai gelidi spruzzi d'acqua si supera uno stretto passaggio, si raggiunge così una camera con numerosi massi (anche di bel marmo bianco). Le acque di ruscellamento, di portata variabile, scompaiono tra blocchi rocciosi e fessure impercorribili. Le acque provenienti dai laghetti di quota 2200 m (Cazzài) hanno quindi la peculiarità di attraversare interamente due trafori idrogeologici: "La Lacrima" e "La Zebra".

Andamento: discendente

geologia: marmi dolomitici triassici della Zona del Téggiolo (Matasci et al. 2011).


Al Dado:

ingresso coordinate: GPS (2'680'996 1'138'440)

quota: 2113 m

sviluppo: 5 m

comune: Cevio (Bignasco)

località: Val d'Antabia.
Descrizione, note: si tratta di un modesto inghiottitoio non più attivo. La roccia marmorea porta chiari segni di un’antica attività erosiva. Dall’ingresso si accede nella bassa apertura a destra. Dopo un breve salto si può scendere in una stretta fessura lunga 4 metri (presente uno scheletro di volpe - anno 2023). Sempre a destra uno stretto condotto a pressione diventa presto impercorribile.

Andamento: discendente

geologia: marmi dolomitici triassici della Zona del Téggiolo (Matasci et al. 2011).


La Trincea:

ingresso coordinate: GPS (2'681'705 1'138'895)

quota: 2049 m

sviluppo: 37 m,

dislivello: -4,70 m

comune: Cevio (Bignasco)

località: Val d'Antabia.
Storia esplorativa: scoperta e prima esplorazione: Sergio Veri nel mese d'agosto, anno 2018.
Descrizione, note: inserita in un mare di gneiss, una sottile linea di roccia marmorea, nella quale si notano all'istante, in superficie, i caratteristici bordi arrotondati, ha permesso la formazione di una piccola ma interessante cavità. Occorre scendere all'interno di una leggera depressione doliniforme, all'estremità orientale dell'avvallamento un'apertura di forma quadrata, seguita da una breve discesa, permette di raggiungere una prima fessura a forma di trincea orientata ovest-est, lunga una decina di metri e parzialmente divisa a metà da uno stretto passaggio con roccette instabili. Immediatamente dopo il saltino d'entrata, verso destra, scendendo, un ulteriore gradino permette di accedere, superando un pozzetto, in una fessura parallela. In questa sezione, solitamente contraddistinta da importante stillicidio, si possono ammirare le fantastiche forme e i variopinti colori della roccia marmorea attraversata, nella parte superiore, da sottili straterelli di micascisto. Un vero gioiellino geologico.

Andamento: discendente

geologia: marmi dolomitici triassici della Zona del Téggiolo (Matasci et al. 2011).

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Pozzo degli Ontani:

ingresso coordinate: GPS (2'681'939 1'138'961)

quota: 2002 m

sviluppo: 60 m

dislivello: -11,70 m

comune: Cevio (Bignasco)

località: Val d'Antabia.

Storia esplorativa: prima esplorazione Sergio Veri, 6 luglio 2019.

Descrizione, note: la grotta è situata su un terrazzo roccioso solcato da numerosi corsi d’acqua con abbondante vegetazione. L’alta muraglia sottostante è costituita da roccia marmorea. L’ingresso, raggiungibile dall’alto, è di difficile reperimento. Nel terreno poco inclinato l’apertura, seminascosta e circondata da un gruppo di ontani, inizia con un largo P5, gradinato e suddiviso parzialmente da un masso di crollo. Sul fondo, brevemente verso nord-ovest, si trova la base di un piccolo pozzo e un passaggio stretto con un vano. Sempre a nord-ovest, se si scala la parete del pozzo principale per circa 3 metri, si incontra un breve meandro con piccole marmitte, dopo qualche metro una deviazione a destra permette di raggiungere un’uscita in parete (sezione C nel rilievo), da qui, su pendio molto esposto, con prudenza, si può uscire dopo breve arrampicata verso la superficie esterna soprastante la grotta accanto a un gruppo di larici. Se invece si ignora la deviazione il meandro diventa presto impraticabile, alla fine si scorge comunque la luce esterna proveniente da un pertugio presente nella grande muraglia verticale, pochi metri a ovest dell’apertura citata in precedenza. All’esterno scendendo con prudenza un paio di metri sul bordo di un’alta, precipite parete accanto a due larici si raggiunge un’apertura con un vano (ingresso B nel rilievo). Ritornando alla base del pozzo principale procedendo nell’opposta direzione, verso sud-est, dopo un passaggio scomodo un breve corridoio discendente conduce alla partenza di un pozzo di 6 m. L’accesso risultava ingombro di sassi, fini detriti e sabbia. Disostruito è ora possibile accedere "comodamente", con l’aiuto di una corda, alla base. Il fondo risulta occluso dopo pochi metri. Ancora alla partenza del pozzo di 6 m, verso sud-est, la grotta prosegue con andamento discendente in fessure impercorribili. Sono necessarie due corde da 10 m e l'attrezzatura speleologica.

Andamento: discendente

geologia: marmi dolomitici triassici della Zona del Téggiolo (Matasci et al. 2011).

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La Corona d'Antabia:

ingresso coordinate: GPS (2'682'027 1'138'971)

quota: 1950 m

sviluppo: 70 m circa

comune: Cevio (Bignasco)

località: Val d'Antabia.
Storia esplorativa: prima esplorazione Sergio Veri, agosto 2018.
Descrizione, note: si tratta di un inghiottitoio attivo perlomeno fino a luglio inoltrato situato in luogo appartato. In stagioni meteorologicamente nella norma la grotta è percorribile solamente a partire dal mese di agosto, dopo periodi siccitosi, allorquando le alte pareti sovrastanti risultano asciutte. Durante la fusione delle nevi o dopo precipitazioni gli inghiottitoi sono alimentati da cascatelle, le acque precipitano sotto forma di eleganti veli d'acqua, la maggior parte assorbiti dalle cavità, costituite da fasce di marmo in contatto con gneiss granitico. Vi sono due ingressi separati a breve distanza da massi accatastati. L'imbocco ovest è celato dietro un levigato lastrone di roccia di medie dimensioni. Si entra scivolando tra il masso e la parete rocciosa scendendo tra le numerose pietre, alcune anche instabili. Dopo uno stretto passaggio si accede brevemente in una comoda saletta abbellita da sculture naturali di marmo bianco modellate dalle acque. Un breve passaggio disostruito permette di giungere alla base di un pozzetto dalle pareti bianchissime. L'entrata est è ben visibile sotto la parete, si scende in una prima cameretta che è in comunicazione attraverso uno scomodo e basso passaggio verso ovest con l'altro imbocco. Un breve, stretto cunicolo verso est, faticosamente disostruito e allargato, conduce in un pozzo di 10 m diviso in due parti di 5 m. Per accedere alla prima larga sezione occorre l'attrezzatura speleologica (fix in parete), nella seconda si scende abbastanza agevolmente senza attrezzatura tra le pareti ben gradinate. Alla base del pozzo, caratterizzato da interessanti forme erosive, si intercetta un ruscelletto alimentato dall'abbondante stillicidio e dai persistenti rigagnoli presenti lungo le pareti. Le acque scorrono tranquille attraverso un cunicolo percorribile per pochi metri in leggero declivio verso NNW, dopo una pozza d'acqua la volta si abbassa e il ruscello continua il suo percorso lungo pertugi inesplorabili. Leggermente sopra il fondo del pozzo le acque del "troppopieno" hanno modellato un piccolo cunicolo arrotondato.

Andamento: discendente

geologia: marmi dolomitici triassici della Zona del Téggiolo (Matasci et al. 2011).


La Fessura d’Antabia:

ingresso coordinate: GPS (2'680'805 1'139'038)

quota: 2203 m

sviluppo: 6 m

dislivello: +4,5 m

comune: Cevio (Bignasco)

località: Val d’Antabia.

Esplorata nel mese di ottobre 2021.

Descrizione, note: alla base dell’ampia parete che sostiene l’altopiano del Pianascióm, affrontando una breve scalata di 3,5 m, è possibile accedere in un’alta e stretta fessura. Dall'ingresso si può salire ad un livello superiore, tra alte pareti di marmo modellate, in tempi remoti, dalle acque di fusione.

Andamento: ascendente

geologia: marmi dolomitici triassici della Zona del Téggiolo (Matasci et al. 2011).


La Forra d’Antabia:

ingresso coordinate: GPS (2'680'793 1'139'027)

quota: 2220 m

sviluppo: 15 m

dislivello: -8 m

comune: Cevio (Bignasco)

località: Val d’Antabia.

Esplorata nel mese di ottobre 2021.

Descrizione, note: il corso d’acqua proveniente dall’ampio terrazzamento del Pianascióm ha modellato, in una modesta lente di marmo, un ampio solco tra strette e verticali pareti. La fenditura presenta belle e interessanti forme erosive. Si può scendere e percorrere la breve forra, con prudenza, abbastanza agevolmente. Per raggiungere l’imbocco occorre tuttavia attraversare più in alto un ripido pendio esposto, erboso e roccioso, quando si giunge nello scosceso solco tracciato dal torrente si scende ancora per una ventina di metri (utile una corda). È possibile percorrere la forra unicamente in assenza del corso d’acqua, quindi tra la fine d’agosto e nel periodo autunnale, sempre in periodi asciutti.

Andamento: discendente

geologia: marmi dolomitici triassici della Zona del Téggiolo (Matasci et al. 2011).